Perché correre è una cosa di testa. Se non parti da lì, il fisico non seguirà mai.
Sia chiaro, poi ti devi allenare. E ieri ho rotto gli argini, ho battuto il nemico che mi urlava “c’hai tanto da fare, fa caldo, tanto non ti serve” e mi sono buttato giù dalla scrivania alle sei e mezza, di sera, per andare a fare le ripetute al Monte Stella alias montagnetta di san Siro.
Prima un giro di riscaldamento, poi 10×200 metri in salita, sotto la galleria di piante che gentilmente la montagnetta mette a disposizione, poi un altro giro per concludere.
Così ho allenato più la volontà che le gambe. Ed stato un bene.
Perché questa cosa qui ti serve nella vita, alla fine è così. La corsa è davvero metafora ed energia.
Stiamo perdendo la voglia di avere voglia. Abbiamo passioni. Che però è una cosa diversa. La voglia è quella roba che ti fa sfidare la salita, che ti costringe a vincere la fatica, che ti spreme le passioni per tirare fuori il coraggio -che ad avere passioni e basta è facile, è un po’ da sedentari, da codardi- e che ti fa dare quello che trovi solo negli ultimi trecento metri.
Un po’ come quest’anno, alla staffetta della maratona di Milano, o alla Wings for Life, quando hai un obiettivo da raggiungere (stare sotto le 3 ore e 40 ad esempio, o superare i 15 km) e proprio quando senti che non ne hai più, è allora che tiri fuori, ed è volontà pura, lo scatto, il passo in più, la grinta.
Bisogna allenarsi però. Ancora più che plasmare le gambe.
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